«E̶x̶e̶g̶i̶ destruxi monumentum aere perennius»: i nuovi barbari e il crepuscolo della cultura USA

Statua di Cristoforo Colombo a San Francisco, prima della rimozione

Orazio fu un grande poeta di Roma antica. Nella conclusione delle sue Odi, scrisse con orgoglio: «Exegi monumentum aere perennius» (“ho eretto [coi miei poemi] un monumento più duraturo del bronzo”). Aveva ragione: gli scritti di Orazio e le sue frasi (“carpe diem“) ci sono in qualche modo arrivate attraverso due millenni, mentre la stragrande maggioranza di statue in bronzo dell’antichità è andata persa. Distrutte dai barbari, fuse per recuperare materiali e fare armi, o semplicemente dimenticate.

Così come ai tempi finali di Roma antica, è triste osservare oggi il declino della cultura americana: quella cultura che un tempo era il faro del mondo libero. Ne avevo notato i sintomi da molto tempo, ma mai mi sarei immaginato un’accelerazione simile.

Chi era costui?

"Pugile in riposo" - Palazzo Massimo, Roma (foto di Ernesto Ruscio/Getty Images)

C’è una scultura che personalmente adoro: il “Pugile in riposo”. È una rarissima statua in bronzo che è sopravvissuta nel tempo. Mentre i Bronzi di Riace (fenomenali) sono stati fortunatamente preservati dal mare dopo un naufragio, questa statua di un pugile fu volutamente nascosta, con cura, da qualcuno sotto il Quirinale.

Non sappiamo nulla di questa statua. Non sappiamo la sua storia, non sappiamo né chi l’ha creata né chi raffigura. Ma due cose le sappiamo:

  • Sappiamo che è Arte allo stato puro. Non bisogna essere un esperto per apprezzare l’estetica, i minimi dettagli nel sangue e ferite, e la sofferenza che esprime
  • Sappiamo che, a un certo punto della Storia, è stata giudicata o a rischio razzie barbariche, o eretica nel raffigurare una persona caduta in disgrazia, o quantomeno inopportuna (forse ricordava princìpî aggressivi di Roma antica, malvisti nella filosofia cristiana emergente). Non sapremo mai la verità. Fatto sta che sarebbe andata distrutta. Ma, fortunatamente per noi uomini di oggi, il suo possessore la nascose.

Il messaggio che quella statua voleva dire si è perduto irrecuperabilmente nel tempo, e con esso anche una parte della nostra Cultura.

San Francisco, 18 Giugno 2020

Hanno appena rimosso la statua di Cristoforo Colombo davanti alla Coit Tower, che si ergeva sulla collina più affascinante di San Francisco.

Una bella statua, fatta per onorare il coraggio, determinazione e volontà di perseguire le proprie intuizioni anche a costo della propria vita.

Una bella statua, donata alla città di San Francisco dalla città di Genova e dalla comunità italo-americana. E celebrata nella sua inaugurazione da Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica Italiana.

La storia di Cristoforo Colombo, di come dovette combattere contro i tanti soloni eruditi dell’epoca, di come non trovò supporto da Genova, né soprattutto dal Portogallo, di come lottò per farsi ascoltare in Spagna anche a costo di rovinarsi economicamente, di come alla fine riuscì a farsi dare 3 bagnarole (queste effettivamente erano le caravelle) e di come le usò per attraversare l’ignoto di un intero Oceano, è un qualcosa che ha della “pazzia”. La pazzia di quelle poche persone che cambiano il mondo. La stessa pazzia che, oltre 500 anni dopo, Steve Jobs decantò a Stanford col suo memorabile “Stay hungry, stay foolish“: non smettere mai di essere curiosi, non smettere mai di essere ribelli.

Cristoforo Colombo è l’impersonificazione dello spirito americano, e in aggiunta più che perfetto nel mondo pionieristico delle startup di San Francisco.

Negli Stati Uniti Cristoforo Colombo è stato poi l’eroe degli immigrati Italiani. Gente di seconda, se non terza classe, di lavori umili ma onesti come mio nonno in miniera di carbone, che vedeva in Colombo l’espressione dell’ingegno italiano, niente affatto secondo a quello degli americani WASP. Un simbolo di ispirazione e di futuro riscatto. E un modo per abbattere i pregiudizi contro gli italo-americani. Beh, alla fine è stata invece la statua di Cristoforo Colombo ad essere abbattuta.

Cosa vuol dire abbattere Cristoforo Colombo?

Le mie sono opinioni strettamente personali, e ci tengo a ribadirlo. Da cittadino americano, abbattere la statua di Cristoforo Colombo è per me è un’azione peggiore e pure più codarda che non bruciare la bandiera americana. Sia per tutto il carico di Storia che Colombo porta dietro, sia per l’essenza dello spirito di avventura e conquista americano (la Nuova Frontiera di Kennedy), sia per il tributo alla costruzione degli Stati Uniti d’America da parte degli immigrati italiani.

Cos’altro vuol dire abbattere Cristoforo Colombo? Vuol dire che la comunità italiana (o quel che ne rimane) in USA ormai è solo una nota di folklore senza sostanza. A che servono organizzazioni come NIAF e OSIA? Io pensavo che fossero qualcosa di più che circoli di networking con la scusa di un cognome italianeggiante. Mi sbagliavo.

Cos’altro vuol dire abbattere Cristoforo Colombo? Vuol dire che l’Italia non conta nulla a livello internazionale. A che servono gli Istituti Italiani di Cultura all’estero se non muovono un dito per difendere la nostra storia e cultura? Certo, gli Americani possono fare quel che vogliono con le loro statue, e se le considerano violente è assolutamente loro diritto toglierle.

È altresì diritto del popolo italiano esigere la rimozione di basi militari americane dal suolo italiano: basi da cui sono partite numerose azioni omicide, di cui la più nota (e che ancora grida vendetta) è la strage del Cermis (grazie ancora Massimo D’Alema per la codardia) se non forse la strage di Ustica di cui ricorrono ora i 40 anni.

Cos’altro vuol dire abbattere Cristoforo Colombo? È vigliaccheria. È facile prendersela con un simbolo ormai non difeso da nessuno, perché la comunità di appartenenza è sparita. Vuol dire comportarsi un po’ come i conquistadores che, dopo averne ucciso gli intellettuali, annichilirono le civiltà indigene americane abbattendone i loro simboli e scritture.

Secondo la scuola di pensiero neo-talebana dominante adesso, dovrebbero invece essere ben altri i monumenti da radere al suolo con assoluta urgenza. In primis il Pantheon di Thomas Jefferson a Washington, o le facce dei Presidenti del Monte Rushmore.

Washington, Jefferson, Teddy Roosevelt, Lincoln: i Presidenti sul Monte Rushmore

Nessuna delle persone raffigurate, nel lungo corso della propria vita, fu un Santo: hanno tutti avuto comportamenti assai riprovevoli se giudicati con gli occhi di oggi. Ma è più facile prendersela con uno straniero (Cristoforo Colombo) che non con un Padre della Patria.

La vera risposta

Quando ho visitato il Monte Rushmore faticavo a crederci. Non per l’imponenza delle facce scolpite sulla roccia (guardate sopra: artisticamente fantastiche). Ma per il fatto che fossero state fatte in un territorio sacro a nativi americani (gli indiani come si diceva una volta), quasi a rimarcare la loro sconfitta totale da parte dei conquistatori. I nativi americani avrebbero tutto il diritto di chiederne la distruzione. Ma non l’hanno fatto.

Volete sapere come si sfida il Monte Rushmore? Non con la dinamite, ma onorando Cavallo Pazzo, condottiero del popolo Lakota che sconfisse Custer a Little Big Horn. È così che i nativi americani hanno risposto all’offesa. Un monumento a fianco quello del Monte Rushmore, scolpito anch’esso nella roccia, nei piani ancora più colossale e in opposizione a quei Presidenti che hanno annientato il popolo dei nativi americani.

Monumento a Cavallo Pazzo (foto da The New Yorker)

Costruire è certo più faticoso, dannatamente più faticoso, che non distruggere: ma volete mettere il risultato finale? Il pensiero critico che fa emergere a chi osserva, la Storia e il messaggio che si comunica quando si comparano i due grandi monumenti?

Volete sapere come si sfida la statua di Cristoforo Colombo, se proprio lo si dipinge come oppressore dei nativi americani? Creando monumenti a ricordo dei massacri poco conosciuti e perpetrati di continuo dai conquistatori americani, come – se facciamo l’esempio della California – il genocidio di Round Valley fatto a Mendocino dai coloni americani.

Volete sapere come ci si comporta con le statue, anche quelle più controverse se re-interpretate agli occhi di oggi? Si possono prendere suggerimenti dall’Ucraina.

Una delle esperienze più incredibili che ho fatto nei miei viaggi nel mondo è stata scorgere dal nulla questa gigantesca statua sovietica che sovrasta Kiev con lo stemma della falce e martello.

Rodina-Mat: statua della Madre Patria a Kiev

Una statua di enorme potenza, in un Paese (l’Ucraina) addirittura de facto in guerra oggi con la Russia. Rimuoverla cambierebbe la situazione odierna? No. Rimuoverla cambierebbe la Storia della Seconda Guerra Mondiale, e i motivi per chi è stata posta? No.

Sono certo che in Ucraina la questione di questa statua sia assai sentita. Ma è lì. Rimuoverla farebbe invece solo dimenticare il motivo per cui fu creata, e mettere nell’oblio non solo il dramma dell’occupazione tedesca, ma anche e soprattutto quella sovietica in Ucraina.

«Quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato si spegne» – Cesare Pavese

Gli Stati Uniti d’America stanno rapidamente perdendo questa vitalità, e personalmente sono davvero rattristito per questo regresso culturale. E mi fa paura l’emergere in occidente di ideologie che si nutrono di violenza e di Assoluti. Specialmente poi in un periodo in cui nel resto del mondo ideologie totalitarie stanno avanzando, sarebbe stato bello avere un faro di luce dall’America.

Continuo poi a ripensare a Cristoforo Colombo. Lui è stata l’unica persona nella Storia la cui impresa segna effettivamente la fine di un’epoca: chiude il Medioevo e apre la Storia Moderna. Abbattere Cristoforo Colombo ha un forte significato simbolico opposto: certifica l’involuzione culturale di un popolo e un ritorno al dogmatismo medievale.

A questo punto ho solo un augurio. Se gli USA si sono fatti ammaliare dal neo-talebanismo, spero che altre civiltà nel mondo ne siano immuni e che raccolgano il testimone di guida culturale che gli USA han lasciato cadere. E che soprattutto maturino in fretta.

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