“Come sarà l’iPhone?” Ecco cosa risposero le migliori menti di Stanford
“Che cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”: questa la definizione del Perozzi di Amici Miei.
Quali sono gli ingredienti del Successo? “10% fortuna, 20% competenze, 15% forza concentrata di volontà, 5% piacere, 50% dolore“: questa la formula che Shinoda dei Linkin Park canta.
Genio e Successo. E ci sono poi persone che trascendono definizioni come quelle del Perozzi e di Shinoda. Sono quelle poche persone che nei secoli hanno creato la Storia con balzi quantici di progresso scientifico/tecnologico trasformando la nostra vita di tutti i giorni. Steve Jobs era una di queste, e lo toccai con mano 16 anni fa.
Aprile 2006 – Stanford
Al tempo studiavo a Stanford per conseguire il Master in Computer Science. Ho tantissimi aneddoti, e questo che sto per raccontare è uno di quelli che ricordo con maggiore intensità.
Tra i corsi che seguivo c’era “EE353 – Business Management for Electrical Engineers and Computer Scientists”: un corso non di Informatica in senso stretto, ma comunque estremamente formativo. Si analizzava il funzionamento operativo di grandi e piccole compagnie di tecnologia, i loro punti di forza e di debolezza, le loro fonti di ricavo e capire se fossero sostenibili nel tempo.
Fred Gibbons era il professore di questo corso, che tiene ancora oggi. Durante la prima lezione si era presentato semplicemente come investitore, ed aveva ricordato con orgoglio alcuni suoi ex studenti: “qualche anno fa c’era Larry Page (in seguito fondatore di Google) a seguire questo corso e sedeva lì; poco prima ebbi come studente Jerry Yang (in seguito fondatore di Yahoo!) e sedeva lì, e prima ancora Sabeer Bhatia (in seguito fondatore di Hotmail) e sedeva lì“.
Il corso fu illuminante. Poche chiacchiere e molta sostanza: ad esempio, dopo aver sviscerato Flextronics (compagnia manifatturiera di elettronica) il professore ci chiese: “investireste in questa compagnia così come è adesso? Se la risposta fosse negativa e voi foste il CEO, cosa fareste?“. Io lì compresi che l’America aveva ormai perso il controllo della componentistica hardware, e che le compagnie tecnologiche tradizionali avevano bisogno di cambiare per sopravvivere (come poi ad esempio fece IBM).
Ma fu un’altra la domanda che ricordo come fosse ieri. Era l’Aprile del 2006. Studiavamo il caso di Apple e come la compagnia si fosse trasformata nei 10 anni precedenti.
Alla fine della lezione il professore ci chiese: “ragazzi, supponiamo che Apple decida di costruire un telefono. Oggi produce iPod per sentire la musica e iTunes come software per gestirla: immaginiamo che Apple continui ad usare questa nomenclatura e che chiami questo telefono iPhone. Secondo voi, come sarà?“
Una piccola nota di contesto. In quel momento l’iPhone NON esisteva ancora. L’iPhone sarebbe stato annunciato da Steve Jobs il 9 Gennaio 2007, e sarebbe poi uscito sul mercato il 29 Giugno 2007.
Nell’Aprile del 2006, in quella classe di studenti di Ingegneria Elettronica ed Informatica di Stanford, nessuno sospettava la rivoluzione che sarebbe avvenuta l’anno dopo.
“Secondo voi, come sarà questo ipotetico iPhone di Apple?“: chiedeva ancora il professore.
Ricordo bene le risposte che alcuni studenti diedero:
- “sarà un cellulare bello con colori sgargianti” (risposta di un ragazzo influenzato dall’iconico iMac G3 con cui Steve Jobs resuscitò Apple)
- “no no, sarà qualcosa di puramente software. Nell’hardware non ci sono profitti, e quindi Apple costruirà qualcosa come Skype. Anzi, magari comprerà direttamente Skype da eBay”
- “io credo invece sarà un prodotto di nicchia. Steve Jobs non è una persona comune, e avrà individuato delle esigenze speciali dove fare breccia in un mercato affollato come quello dei telefoni. Magari ha pensato a un telefono da usare in bagno, resistente all’acqua, che puoi usare mentre fai la doccia”
Di fronte a risposte come questa, notai che il professore si conteneva, tra il divertito e lo sbigottito.
Io non diedi una risposta, anche perché non capivo cosa c’entrasse con i telefoni la Apple, all’epoca compagnia di nicchia di computer col Mac e leader di lettori musicali con l’iPod.
Giugno 2007 – San Francisco
La risposta me la diedi l’anno dopo, nell’estate del 2007, quando vidi per la prima volta a San Francisco materializzarsi questo iPhone. E lì capii che Fred Gibbons, il mio ex professore, aveva probabilmente avuto qualche notizia dei piani di Steve Jobs e aveva fatto un esperimento sociale con noi.
Risultato: Steve Jobs, persona non laureata senza una vera formazione tecnica, aveva sovrastato un’intera classe dei migliori studenti di Stanford nel concepire il futuro della tecnologia.
Ma queste non furono le uniche persone che Steve Jobs surclassò. Da guardare e riguardare la risata di scherno di Steve Ballmer, all’epoca CEO di Microsoft come successore di Bill Gates:
“500 dollari? Totalmente sovvenzionato (dalle compagnie di telecomunicazione)? Con piano telefonico? Ho detto che questo è il telefono più costoso al mondo, e non ha alcuna attrattiva nel mondo lavorativo perché non ha una tastiera, il che lo rende pessimo come mezzo per mandare email“.
Dichiarazioni come queste fanno capire la differenza di statura tra un manager come Steve Ballmer, incapace di comprendere il futuro sotto i suoi occhi, e un imprenditore come Steve Jobs che il futuro invece lo costruisce.
Ottobre 2011
Steve Jobs morirà pochi anni dopo di cancro, il 5 Ottobre 2011. In quei giorni cominciarono a circolare molti video sulla vita di Steve Jobs, alcuni da archivi remoti che riguardavano gli anni della prima ascesa di Apple.
Uno in particolare mi colpì: il video della conferenza Apple del 1983.
Vi ricordate “Il Gioco delle Coppie“? Era una trasmissione americana (in originale, “The Dating Game”) celebre negli anni ’80, resa popolare anche in Italia da Marco Predolin. Nella trasmissione un “cacciatore” (uomo o donna) rivolgeva domande a tre persone, e alla fine ne sceglieva una in base alle risposte date. Gioco semplice, che Steve Jobs imitò goliardicamente nella conferenza Apple del 1983.
Fu questo il video, su Repubblica, che vidi il giorno dopo la morte di Steve Jobs. Vi invito a guardarlo.
Dopo lo show iniziale, Steve Jobs introduce i tre uomini che ambiscono alla sua mano. “Software CEO, presentatevi“:
- “Mi chiamo Bill Gates. Sono chairman di Microsoft, e nel 1984 Microsoft prevede che il 50% dei ricavi verrà da software Macintosh”.
- “Ciao, sono Mitch Kapor, presidente di Lotus. Facciamo un prodotto chiamato 1-2-3″ (nota mia: Lotus 1-2-3 era il foglio di calcolo per eccellenza dell’epoca, sopraffatto poi da Excel della persona accanto…)
Ma fu la prima delle tre persone chiamate da Steve Jobs a farmi letteralmente saltare dalla sedia.
- “Ciao, Fred Gibbons, presidente di Software Publishing Corporation”
Cosa??? Il mio professore di qualche anno prima a Stanford? Quella persona tranquilla e gentile, che si definiva modestamente un investitore? Lì scoprii che aveva creato il primo programma Apple di presentazione grafica per usi lavorativi, leader mondiale del mercato fino ai primi anni ’90, in seguito poi superato da PowerPoint sempre di Bill Gates.
Andando avanti nel video di Repubblica, si vede un nuovo raro incontro pubblico di Steve Jobs e Bill Gates nel 2007, in cui salutano applaudendo proprio Fred Gibbons.
E lì mi tornò subito a mente la domanda che il mio ex professore ci chiese anni prima, e capii che sapeva davvero tutto: “supponiamo che Apple decida di costruire un telefono. L’iPhone. Come sarà secondo voi?“
Deve aver pensato: “ho qui davanti 25 studenti di Master e Ph.D. di Ingegneria Elettronica ed Informatica di Stanford, in assoluto l’Università migliore al mondo nel settore. E nessuno di loro si è lontanamente avvicinato a quello che sarà l’iPhone…“
Giugno 2022 – oggi
Sono passati molti anni, ma sento periodicamente Fred Gibbons, il mio ex professore. Certo non per la storia di Apple, ma perché lui è stata la persona che mi ha dato alcuni dei consigli di vita più preziosi che abbia mai ricevuto. Nei momenti di difficoltà ed incertezza, fare affidamento sull’esperienza di un mentore è di grande aiuto nello sciogliere dubbi e prendere decisioni importanti.
Tra una discussione sui fattori su cui lavorare per rilanciare l’Italia e l’importanza di una Pubblica Amministrazione moderna per dare una spinta anche alla crescita economica, gli ho ricordato che sono passati 15 anni esatti dal lancio dell’iPhone.
Il mio professore mi ha confermato il suo stupore nelle risposte date molti anni prima in classe, ma ha anche aggiunto di aver commesso sbagli di valutazione nella sua vita: ad esempio, anche se lui stesso fu tra i primissimi investitori di Yahoo!, non rimase invece impressionato da quel suo studente di nome Larry Page che finì poi per creare Google.
Però mi ha detto anche che non c’erano dubbi su una forza della natura come Steve Jobs. Era di un’altra categoria, unica.
Cos’è il Genio? Cos’è il Successo? Io non so dare una definizione come prima il Perozzi o Shinoda. Però so bene cosa sia un Pioniere che ridefinisce la Storia: quella persona che apre praterie sconfinate di mondi nuovi che nessuno prima immaginava esistessero, e che ora sembrano semplici e irrinunciabili dopo che te le ha mostrate.
Steve Jobs è stato IL Pioniere: dopo Internet, faccio fatica a pensare a qualcosa di altrettanto dirompente e che a distanza di 15 anni è parte integrante della nostra vita di tutti i giorni. E soprattutto che è stato concepito e spinto da un’unica persona.
Giusto ieri pensavo a questo: se nel 1997 ero incollato alla sedia nelle mie prime battaglie online a Diablo, oggi nella metro gioco a Diablo Immortal sul palmo della mia mano. Una piccola cosa di divertimento, un nulla rispetto ad attività più serie con cui l’iPhone e gli smartphone potenziano le nostre vite. Ma rende l’idea della mega evoluzione nell’arco di una sola generazione.
Ed è una lezione importante da ricordare ogni volta che ci si trova di fronte a dei Pionieri: la risata di scherno Steve Ballmer riecheggia ancora più amara oggi che la sentiamo su un iPhone.
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