Impeto e Tempesta (IT): invito al Governo per un risorgimento post-INPS
Sono un figlio della Pubblica Amministrazione. Mia madre ha lavorato per 34 anni al Telegrafo e allo sportello di Poste; mio padre anni 33 anni all’anagrafe del Comune. La Pubblica Amministrazione mi ha consentito una bellissima infanzia e di crescere sano, e di questo ne sono molto grato. Ed è anche per questo che sono furioso quando vedo che cosa è diventata ora con l’INPS.
Come sanno tutti, il 1 Aprile gli aventi diritto potevano fare domanda per i 600 euro di indennità dovuti al coronavirus. Un aiuto per molti importante, specialmente in questo momento grave. La data si sapeva con largo anticipo, così come il numero delle persone che avrebbero fatto domanda. Nonostante tutto, si è scatenato un disastro di proporzioni mai viste in Italia. Le informazioni sono frammentarie, ma probabilmente è successo questo:
- I server dell’INPS non hanno retto il carico (nonostante fosse noto da tempo il traffico atteso)
- Nel panico e fretta di mettere una pezza, i tecnici del’INPS hanno incredibilmente reso accessibili i dati di vari utenti. Spero davvero che tutti i cittadini esposti al pubblico facciano causa di risarcimento per questa vergogna
- Infine, il portale è stato messo offline. L’equivalente di staccare la spina. Al suo posto, una striminzita pagina HTML, identica a quella che avrebbe scritto un adolescente degli anni ’90 alle prime armi.
A questo punto ci si aspetterebbe come minimo delle scuse, se non un inchino alla nazione, ammettendo il problema e chiedendo aiuto. Eppure no. La colpa del disastro è stata data a dei non meglio precisati “hacker”: l’uomo nero delle filastrocche. La risposta perfetta per non prendersi alcuna responsabilità delle proprie colpe.
So bene che gli Italiani, per indole e anche per ignoranza (nel senso letterale di “non sapere”) purtroppo sopportano tutto. Ma quanto accaduto è di una gravità inaudita. Se pensiamo che di questi tempi lo Stato chiede sacrifici seri ai cittadini, e invece poi lo Stato stesso mostra disinteresse, viene l’angoscia.
Angoscia che si trasforma in rabbia quando vedo i soldi (pubblici, di tutti noi) bruciati per una piattaforma oscena di questo tipo. OLTRE DUECENTO MILIONI DI EURO dal 2011, con un ulteriore bando di gara da TRECENTO SESSANTA MILIONI DI EURO in corso dal 2016. Informazioni tratte da questa pagina INPS, non aggiornata da 4 anni (quindi i costi potrebbero essere anche superiori a queste cifre assurde), e in cui si legge bene che «il settore IT è di rilevanza strategica per l’Istituto […] ed è gestito da personale interno dell’Istituto con specifica competenza tecnica». Si, certo.
Ripeto. OLTRE MEZZO MILIARDO DI EURO.
Soffermiamoci su queste cifre, e facciamo un respiro profondo. Io lo faccio, o almeno mi sforzo, perché in Francia la guerra civile dei Gilet Gialli è scoppiata per molto meno.
È stato per me interessante vedere come sui social alcune persone tentassero di “giustificare” le spese. È facile: basta tener presente che in Italia non solo non c’è cultura informatica ma, anzi, la si pubblicizza quasi con disprezzo. “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca“, diceva Andreotti. A me viene da pensare che si voglia lasciare la gente nelle nebbie, per mantenere questo “instrumentum regni”.
Chi sono
Non ce la faccio a stare zitto. Non è morale accettare una tracotanza di questo tipo, e continuare a far soffrire doppiamente cittadini.
Voglio perciò esprimere la mia opinione, di esperto vero del settore. Non amo proprio per nulla fare una lista delle mie attività professionali e autocelebrarmi: l’ho sempre vista come vanagloria fine a se stessa. Ma ora lo faccio affinché almeno venga il dubbio che c’è qualcuno di esperienza comprovata che non accetta certe offese al Paese.
Mi chiamo Vincenzo Di Nicola. In ordine cronologico, il mio profilo professionale con le attività più rilevanti:
- Laurea con lode in Ingegneria Informatica all’Università di Bologna
- Media voti perfetta dalla University of California San Diego, di cui sono stato poi ricercatore / visiting scholar
- Master of Science in Computer Science dalla Stanford University, la più selettiva e migliore al mondo per l’Informatica
- Assistente a Stanford per i corsi di Sistemi Operativi di Mendel Rosenblum, il fondatore di VMware, la persona che ha dato vita alla virtualizzazione (un vero salto quantico dell’Informatica)
- Come stagista, in 3 mesi ho re-ingegnerizzato la piattaforma di collezione dati di Yahoo! (quando Yahoo! era all’apice). È l’esperienza professionale a cui personalmente tengo di più: addirittura dopo 7 anni da quel tirocinio, gli architetti di Yahoo! promuovevano la mia storia come un successo eclatante per motivare i futuri stagisti
- A Microsoft, come capo della squadra di Real-Time Behavioral Targeting, ho ricevuto un premio di riconoscimento da Alex Gounares, ex consigliere tecnologico di Bill Gates, per l’importanza dei risultati conseguiti
- Sono stato il co-fondatore tecnico di GoPago, startup pioniera nei pagamenti mobili, finanziata da JP Morgan (la più grande banca del mondo), e venduto la tecnologia ad Amazon
- Ho co-fondato Conio in Italia. Volevo ardentemente creare valore in Italia, riportare conoscenze e creare posti di lavoro moderni in Italia. Poste Italiane ha apprezzato l’importanza dell’iniziativa e finanziato la compagnia
- Ho creato le basi per una totale ri-architetturizzazione della piattaforma Rousseau, che è stata rilasciata nel 2019. Un gioiello oggi come tecnologia, che dovrebbe essere di ispirazione a portali come l’INPS. Su questo lo dico e lo ripeto sempre: la tecnologia non ha colore politico, e mi dispiace che non sempre sia compreso bene in Italia: io costruisco Ferrari informatiche, e sono felice di farlo per aiutare l’Italia. Non formo i piloti
- Ho ottenuto un brevetto dal Patent and Trademark Office americano relativo alle cryptocurrencies: un argomento caldo, su cui c’è moltissimo scrutinio ed è molto difficile che venga concesso (come invece è stato). Altri due brevetti sono in attesa di conferma
- Ho integrato i servizi di Conio in Hype, la più grande challenger bank italiana e quinta in Europa, con 1 Milione e duecentomila clienti. In assoluto una prima a livello mondiale in questo campo. E doppiamente orgoglioso di averlo fatto in questi giorni, nonostante i tempi di quarantena, a dimostrazione che Milano e l’Italia sono vive più che mai
So cosa voglia dire scrivere codice, guidare un progetto informatico di dimensioni piccole, medie, grandi e giganti, valutare la competenza delle persone e i costi.
Quindi, non mi si venga a dire che quell’oltre MEZZO MILIARDO di euro speso dall’INPS è giustificato. Già a Dicembre, al punto 6 del mio articolo per l’Innovazione Tecnologica in Italia mettevo in guardia dall’uso poco controllato di compagnie di consulenza esterna, per fare alla fine lavori scadenti e costosi.
Ben lieto, se ce ne è la volontà, di sentire le “ragioni” dietro tali spese per un servizio del genere. Sarà difficile trovare una giustificazione, data la totale assenza di pratiche ingegneristiche di base come:
- Stress test
- Un portale non può crollare per qualche centinaio di richieste al secondo come è stato detto: sono numeri da Ingegner Cane della Gialappa’s, e bazzecole nel 2020
- Code review
- La (purtroppo ora celebre) variabile “pippo” la dice lunga sull’attenzione che sviluppatori e capo progetto hanno messo all’opera, senza poi parlare di busy waiting e altre amenità
Per continuare poi con pagine web assolutamente non adatte al mobile (nel 2020), e di una UI degna di Windows ’95.
La lezione di Obama
Il mio è uno scarico d’ira da privato cittadino che tiene al suo Paese, e che odia sperperi di questo tipo. Sono danni gravissimi alla cosa pubblica, e che finiscono per fare molto male a tutti i cittadini, oggi più che mai.
Propongo però sempre soluzioni a problemi, e su questo seguo l’esempio di Barack Obama, che mi piace qui ricordare.
Nel 2013, Obama lanciò HealthCare.gov: il portale da cui ogni americano avrebbe potuto comprare l’assicurazione sanitaria. Un progetto importante, dati i noti problemi americani in quel settore. Eppure il sito crollò miseramente. Scritto male, e incapace di reggere traffico altamente previsto e che invece sarebbe stato relativamente facile da sostenere. Esattamente come l’INPS.
A differenza dell’INPS però Obama:
- Non diede la colpa a fantomatici hacker
- Si assunse le responsabilità del disastro
- Diede vita al “Tech Surge” (“Impeto Tecnologico“) invocando aiuto dal meglio dei professionisti del mondo civile e delle compagnie tecnologiche
Guardate il video: in questo Obama mostrò grande trasparenza, e gettò le basi per una rivoluzione informatica nella Pubblica Amministrazione americana.
E così fu. Si creò una startup d’assalto di una decina di persone sotto l’egida del Governo, rimpiazzando il lavoro dei contrattisti precedenti.
In un anno questa startup riuscì a creare un portale altamente performante. Il tutto a 1/15 (un quindicesimo) dei costi precedenti. Ossia, da almeno trecento milioni di dollari spesi prima, a una decina.
È una bellissima storia di successo, di cui invito a leggerne il racconto.
Impeto e Tempesta (IT)
La storia di HealthCare.gov è identica, nel suo inizio, al disastro INPS. È quello che viene dopo che, per ora, è diverso.
Io non ho esperienze politiche, ma spesso, in mancanza di interlocutori ufficiali, professionisti attivi nel mondo informatico fanno riferimento a me: vuoi perché sono stato ricevuto in passato in Quirinale dal Presidente Mattarella, vuoi perché sono nella commissione blockchain del Ministero dello Sviluppo Economico.
Molte persone mi hanno comunicato la stessa richiesta: “vogliamo aiutare l’INPS“. Questo disastro ha svegliato le coscienze e smosso il meglio della buona volontà italiana.
Così come fece Obama, io invito il Governo a scatenare “Impeto e Tempesta”: IT, come Information Technology al servizio dell’Italia.
Molte persone disposte ad aiutare concretamente ci sono: manca l’appello, che, ripeto, invito il Governo a fare.
Si creerebbe una squadra d’assalto, un A-Team, di persone che possono contribuire in vario modo:
- Fornire un audit della piattaforma INPS, sia di scelte tecnologiche, che di codice, che di sicurezza. È il primissimo passo da fare, in modo da capire se si può recuperare qualcosa, o se la piattaforma vada interamente rivista
- Riscrivere la parte di frontend del portale INPS, portandolo a tecnologie web e design degne del 2020. Non risolverebbe i problemi del backend (il “motore” della piattaforma), ma sarebbe comunque un passo avanti
- Ricostruire tutto, partendo dalle fondamenta di base, introducendo finalmente il cloud computing, e tecnologie di piattaforma moderne.
In caso di ricostruzione completa, è assai probabile che i risparmi di costi siano comparabili a quelli ottenuto HealthCare.gov, magari riducendo anche di ben due zeri le spese (da oltre mezzo miliardo di euro, arrivare a soli 5-10 milioni), avendo un portale veramente efficiente. E sarebbe un successo da copiare poi nelle altre amministrazioni pubbliche.
Il tutto categoricamente Open Source, come scrivevo a Dicembre al punto 12 del mio articolo per l’Innovazione Tecnologica in Italia. In questo modo ci si apre a una comunità sempre più ampia di persone che può continuamente contribuire al progetto.
“Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te. Chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese“. Sarebbe il sogno di Kennedy che si avvera.
E ce ne è ancora più bisogno ora che siamo in guerra contro il coronavirus. Hegel diceva che una catastrofe come questa è il banco di prova per la sopravvivenza di una nazione. Io aggiungo che può essere non solo sopravvivenza, ma grande rinascita: in una tragedia come quella che stiamo vivendo, si possono gettare le fondamenta per una società più sana.
È un’occasione unica. Spero davvero che il Governo raccolga l’invito, e possa scrivere una bellissima pagina di Storia Italiana.
Davvero, grazie di cuore per l’attenzione.
Vincenzo come sempre dimostri di essere ispirazione ed un faro per molte persone e, per questo, ti sono davvero grato.
Ammiro molto la tua voglia di voler trasformare una tragedia (mezzo miliardo di euro sprecati su INPS avrebbero potuto essere impiegati per aiutare i meno fortunati) in una opportunitá.
Mi viene peró da pensare che se il presidente e i dirigenti responsabili hanno finora tollerato queste pratiche e accampato la scusa degli hacker, non avranno le palle e l’onestá intellettuale di dire che si sono fatti errori, che è la condizione minima e necessaria per ripartire su un percorso nuovo.
È il sistema generale che è marcio perchè il sito dell’INPS non è il solo ad avere questi “problemi congeniti”, ma molti altri servizi digitali della PA (ad esempio alcuni portali regionali) che oltre che essere fatti male, fanno perdere ore di lavoro ad altri professionisti che sono costretti ad usarli (es: alcuni servizi cartografici, alcuni servizi sanitari, etc…).
A Palazzo Chigi c’è stato il Team per la Trasformazione Digitale che ha fatto cose molto valide, con un approccio simile a quello che suggerisci, ma la portata della sua azione non ha ancora toccato touch-point pre-esistenti davvero importanti (al netto di PagoPA e ANPR).
Il CAD sancisce giá molti dei principi di base necessari a mettere in piedi servizi digitali pubblici degni di questo nome ed INPS avrebbe potuto, ad esempio, mettere a disposizione di tutti il codice sorgente per favorire un audit aperto; purtroppo, non mi pare l’abbia fatto.
Senza avere accesso alla stanza dei bottoni e con un largo consenso, reputo impossibile un reset generale dei servizi digitali non efficaci e la conseguente rimozione di feudi e aree di potere all’interno della PA che, il sito INPS lo dimostra, resistono con una altissima resilienza.
Grazie degli sforzi che stai facendo per migliorare la nazione.
Vincenzo,
Non ti conosco, ma ti ringrazio per tutto quello che saprai dare alla nostra Nazione.
Con +20 anni di esperienza di PA non posso che concordare con la tua analisi. C’è moltissimo da fare sul lato dell’accountability dei servizi informatici pubblici e quindi dell’adozione da parte dei cittadini e aziende.
In Inail abbiamo iniziato da qualche anno un cambiamento culturale prima ancora che tecnologico del modo di affrontare i problemi e realizzare i servizi, ma è un lavoro molto complesso dove l’ostacolo maggiore non è nelle strutture tecniche come scoprirai.
E inizierei a instaurare una collaborazione fattiva e costruttiva fra le PA, smontando quella certa competizione che ho sempre rilevato, fra enti centrali e fra enti centrali e territoriali: per esempio l’INPS potrebbe iniziare ad utilizzare la competenza e l’infrastruttura di INAIL per i clickday, che ha ormai una storia consolidata di successi di questo tipo di operazioni, non solo applicando esattamente i paradigmi che hai evidenziato ma anche nella comunicazione, gestione dei ricorsi e gestione della sicurezza pre e post evento (che il problema più delicato e meno visibile ma che può avere effetti catastrofici).
Adesso al timone ci sei tu. In bocca al lupo per la guerra contro la burocrazia.
PS: ti servisse un change manager fai un fischio, il mio cv è su linkedin
Buongiorno Vincenzo,
ha scritto questo articolo quasi un anno fa, ma da utilizzatore dell’app IO, vedo che poco è cambiato. Per la consultazione del mio fascicolo medico elettronico ho scaricato l’app messa a disposizione dalla mia regione e sono rimasto basito dalla scarsissima qualità.
D’altra parte come responsabile IT della azienda privata per cui lavoro, le potrei raccontare dei bandi di gara pubblici, al ribasso e scritti malissimo (se non copia ed incollati da altre parti) che, ovviamente, penalizzano la qualità non tanto delle proposte, ma quanto del lavoro che viene svolto dai team. Complimenti per il suo articolo
Avrei sorvolato sulla piattaforma Rousseau visti i grossi buchi che ha rivelato. O tu hai curato le basi e poi non se ne è fatto nulla?
Sono una consulente del lavoro che lotta da anni con strutture informatiche colabrodo e a conoscenza degli sperperi che le pubbliche amministrazioni hanno pagato a società che si professano informatiche e che non hanno la minima idea di quello che devono fare per alleggerire i compiti di chi deve colloquiare con la PA! Anzi il più delle volte i programmi sono arcaici e senza utilizzo pratico e immediato, da chi spesso è a digiuno di IT e che dovrebbe essere facilitato nell’utilizzo. Ben venga un ragazzo giovane e nostrano! In bocca al lupo! e che il lupo sia abruzzese chiaramente!
Grazie Vincenzo, dopo 42 anni di Pubblica Amministrazione con responsabilità dirigenziali, sono andato in pensione anticipata perchè non ce la facevo più a sopportare di parlare con gli “sgrammaticati” (amministratori e direttori che non conoscono la più elementare grammatica amministrativa).
Leggere il tuo appello mi rincuora, ce la farai e ce la faremo quando tutti alzeranno la testa dal pantano.
Buon lavoro e buona vita, fratello…
Ciao,
sono anche io un ingegnere informatico di ampia esperienza (anche se poi il mio curriculum studiorum non è andato avanti come il tuo).
Sono d’accordo su tutto tranne sull’eccessivo entusiasmo verso le tecnologie cloud, specialmente in ambito PA.
Mi rendo conto che non è facile creare e mantenere le infrastrutture necessarie per le prestazioni richieste ma ritengo assolutamente poco opportuno consegnare i dati dei cittadini a datacenter esteri, sui cui non esiste nessun controllo.
In più, AWS o GCP o Azure potrebbero fallire anche domani mattina (si, lo so, non è realistico ma sappiamo come vanno le cose negli USA: basta una crisi finanziaria e il giorno dopo sono con gli scatoloni sul marciapiede) o alzare indiscriminatamente i prezzi (ad es. per eccesso di domanda) o andare in black-out senza spiegazioni (già successo).
In ultimo, le ritengo aziende “poco etiche”.
Ti auguro un proficuo lavoro all’INPS.
P.S. Penso che per il cashback di Stato, con l’appIO, a parte l’avvio faticoso, sia stato fatto un buon lavoro.
Se puoi dare una mano a questo paese sei veramente il benvenuto.Speriamo che tu sia accettato da quella parte di italianI che nella confusione ci guadagnano tanto
Buonasera Vincenzo, complimenti! Spero veramente che riesca nell’impresa.
Sono appassionato di microprocessori dal 1979 (quando avevo 14 anni) e mi sono immedesimato molto nel suo articolo che ho scoperto solo ora grazie all’articolo di Repubblica.
Il fatto che l’abbiano cercata e assegnato l’incarico è molto positivo.
Complimenti Vincenzo, spero tu sia veramente la persona giusta per stravolgere i servizi IT della PA troppo spesso scadenti.
Io sono dell’idea che la cosa più importante sono le persone, la loro voglia, la loro passione e le loro motivazioni.
Legato a questo, io penso che affidarsi a società di consulenza, il cui unico interesse è fare contento te e non il cliente vero (che sono i cittadini) è fallimentare. Meglio 10 sviluppatori interni che 100 consulenti.
Auguri per tutto
Ciao Vincenzo quando ho il piacere di leggere di persone come te, col tuo vissuto, la tua esperienza, la tua motivazione a contribuire per questo paese e mettere al servizio se stessi… Tiro un sospiro di sollievo.
Forse il disinteresse e le pretese che percepisco da chi non muove neanche un dito ma è sempre pronta solo a denigrare, mi fa ben sperare sul progresso che dovremmo pian piano affrontare.
Partecipazione… Questo dovrebbe essere il proposito per il 2021.
Grazie Vincenzo per tutto ciò che riuscirai a portare a segno.
Ho lavorato un anno all’INPS presso la direzione generale Roma, come sistemista senior a supporto di alcune “big” sopra menzionate.
Ho toccato con mano quotidianamente i problemi di cui parli.
L’approccio che vedevo era anni luce lontano da qualsiasi best practice elementare e poiché portavo all’attenzione spesso questa criticità il capo progetto, dell’azienda “big” che ci coordinava, mi mise in un angolo, per usare un eufemismo.
Alla fine decisi di lasciare quel contesto per un’alternativa meno remunerativa in termini economici, ma di gran lunga più gratificante nel complesso.
Credo che ora si sia imboccata la strada giusta: auguri!
[…] anagrafe del comune di Teramo. Per questo vede le sue inefficienze gli fa male, tanto da scrivere un articolo molto duro in seguito ai disservizi INPS legati al bonus Covid-19 il 1 Aprile 2020, esortando l’INPS di […]